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  • Immagine del redattoreFiammetta Biancatelli

Viaggio intorno alla mia camera di Giacinta Cavagna

Aggiornamento: 6 lug 2020

Cronache di una quarantena. Day 4. Sognando la pausa caffè da Biffi, mentre lo chef Cracco cucina in fiera

Cronache di una quarantena. DAY 4. Sognando la pausa caffè da Biffi

Prima colazione, caffè di metà mattina, pranzo, merenda e cena. Da ormai più di un mese la cucina, come la farmacia, è aperta h24. Per me, cuoca dalle scarse attitudini e non particolarmente attratta da impasti e frullatori, è forse l’aspetto più dolente di questa quarantena.


Sono partita con ottimi propositi e ho addirittura cucinato il pane e la pasta per la pizza, ma sono bastati pochi giorni per finire la farina (anche questa diventata introvabile) e perdere l’entusiasmo! Mio marito, dopo 10 anni di matrimonio, è tornato ai fornelli davanti agli sguardi stupiti delle bambine…

Sarà forse il primo segnale di una crisi? O di un amore incondizionato?

Quanto mi mancano le uscite al ristorante, che mi permettevano di evitare di cucinare, sporcare la cucina e sparecchiare la tavola!

Non dimenticherò mai la nostra ultima uscita al ristorante, prima dell’inizio della quarantena. Giovedì 20 febbraio 2020: una tavolata di amici, risate e chiacchiere allegre, alle porte la settimana bianca, tipicamente milanese.


Il Coronavirus c’è, ma sembra ancora lontano. Il ristorante, cinese, è pieno. A capotavola c’è Valentina, professoressa universitaria nel dipartimento di Scienze della Salute, da anni alle prese con ricerche su virus e malattie rare. Parla con cognizione di causa e oggi più che mai pendiamo dalle sue labbra sull’argomento, anche un diffuso contagio sembrava ancora una possibilità remota. Illustrandoci la grave situazione e le sue preoccupazioni, conclude dicendo: “possiamo stare tranquilli solo fino al momento in cui non ci sarà il primo contagiato in Italia. Se dovesse arrivare in Italia, siamo fregati”. La Lombardia, punto di riferimento per tutta la sanità nazionale, non ha abbastanza posti in terapia intensiva. È una questione di numeri.

Speriamo, speriamo, saluti, buona notte e ciao. A presto.

Venerdì 22, suona la sveglia e il giornale radio delle 7.30 annuncia: “Primo contagio in Italia: un giovane trentottenne è risultato positivo al Coronavirus nel Pronto Soccorso di Codogno”.

Ecco il paziente uno. Cazzo. Di solito non dico parolacce, ma questa volta mi esce dal cuore.

Da quella sera, niente più ristoranti, e dopo qualche giorno, neanche niente più caffè al bar. E sì che qui vicino a casa abbiamo sempre avuto l’imbarazzo della scelta, a seconda del mood della giornata, in pochi passi potevi avere diverse situazioni: che fosse al volo nel bar di fronte alla scuola, seduto ad un tavolino con il quotidiano, al banco chiacchierando con il proprietario, rilassato con altre mamme, tra gossip e brioche, il caffè non è mai mancato nelle mie giornate. Locali per tutti i gusti: modaiolo, social, rilassato e storico.

Eccoci da Biffi, all’incrocio tra corso Magenta e piazzale Baracca (proprio di fronte alla Farmacia Santa Teresa). La Pasticceria Biffi apre nel 1847, in una città in pieno fermento Risorgimentale: da allora il panettone è il loro emblema. Giganteggia su un manifesto pubblicitario, storico anch’esso, appeso alla parete dietro al bancone e fin dalle origini miete le sue vittime.


Tra queste c’è anche un Papa. Pio X, di passaggio da Milano, vuole provare il famoso dolce e meneghino: gli piacque e dopo pochi mesi si vide recapitare, direttamente in Vaticano un monumentale panettone decorato da Paolo Biffi in persona con crosta di zucchero tricolore, emblemi di libertà. Sotto le feste di Natale del 1864 pare – così si legge nei documenti d’archivio della pasticceria – che in soli 15 giorni siano stati realizzati 18.000 kg di panettoni. E negli anni ai panettoni si sono affiancati anche la pasta frola de melgon, a l'oss de mort, al pan d'anes: ogni specialità è un’occasione di un sopralluogo, al momento solo virtuale.


Ore 11. Arriva la tanto attesa spesa Esselunga. Una spesa mastodontica che deve durare settimane. Ho accettato tutti i cambi d’articolo che dovessero essere necessari; manca solo una cosa… la farina. Proprio ora che avevo iniziato a usarla…

 

Giacinta Cavagna: Storica dell'arte, dal 2010 cura visite guidate alla scoperta della città di Milano e dei suoi capolavori, attraverso itinerari inconsueti.

Guida curiosa ai luoghi insoliti di Milano è il suo ultimo libro. Potete acquistarlo qui.

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