Day 7. Un suono di campane, un saluto a un amico, una telefonata
Ore 12: suonano le campane. Suonano le campane? Possibile?
Ebbene sì, il coronavirus ci ha ridato il suono delle campane. Nel silenzio, assoluto, quasi tangibile di questi giorni, rotto solo dal suono delle sirene delle ambulanze, le dodici scampanate di mezzogiorno hanno un sapore quasi miracoloso, messaggio di speranza e segno di fiducia.
Sul sito della chiesa di Milano il suono delle campane al tempo del contagio appare tra le buone prassi liturgiche e dà conto degli orari in cui saranno azionate nelle parrocchie dell’arcidiocesi. L’arcivescovo Mario Delpini, in un videomessaggio, vuole che le domeniche siano comunque segnate da gesti di gioia, che ci facciano sentire parte di una comunità: una chiacchierata con un amico, una telefonata, il suono delle campane che per tradizione hanno dato un ritmo alla giornata, dato annunci, chiamato a raccolta.
Nel Trecento Bonvesin de la Riva, descrivendo la città medievale, arriva a contare fino a centoventi campanili e duecento campane. Milano era un pullulare di torri campanarie, che scandivano i ritmi della vita dei quartieri, dei conventi e delle strade.
Ai tempi di Napoleone Bonaparte, alla fine del Settecento, viene promosso il primo censimento di tutte le campane della città. Se ne contano trecento. Ognuna ha una vita, che inizia in fonderia con il colaggio del bronzo e continua sulla torre campanaria dove batte le ore e richiama i fedeli. Ognuna ha un suono, una struttura e una storia.
Quelle che sento dalla mia finestra sono le campane della basilica di San Vittore al Corpo. Un suono perfetto e melodioso, assordante se si è troppo vicino: qualche mese fa sono salita sulla torre seicentesca per un sopralluogo assolutamente indimenticabile, alla scoperta di batacchi, scampanate e concerti.
Le guide sono d’eccezione: sono i campanari della Federazione Campanari Ambrosiani che ha sede proprio qui, su una torre. Da lassù lo sguardo si perde tra montagne innevate e nuovissimi skyline, fatti di torri e grattacieli e, proprio sotto, si ammirano da una parte i chiostri del convento degli Olivetani oggi sede del Museo della scienza e della tecnica e dall’altra la pianta panottica, con i suoi sei bracci che convergono al centro, del carcere di San Vittore, costruito secondo le più aggiornate teorie architettoniche della seconda metà dell’Ottocento.
Giacinta Cavagna: Storica dell'arte, dal 2010 cura visite guidate alla scoperta della città di Milano e dei suoi capolavori, attraverso itinerari inconsueti.
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