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  • Immagine del redattoreFiammetta Biancatelli

Nella casa Azul di Frida Kahlo di Mariana Campoamor

Capitolo 3

Nella Casa Azul Mariana Campoamor

Appena dentro la casa, la prima stanza che cerco è la cucina.

Forse perché mi pare meno impudico iniziare da qui. Non è la camera da letto, non è lo studio in cui lavorava o il salotto dove riceveva gli amici; spazi in cui l’anima di Frida affiorava in superficie.

O forse perché è la cucina il vero luogo dell’accoglienza. A tutte le latitudini lo sappiamo, la più grande dichiarazione d’amore, qualsiasi tipo di amore, è: hai mangiato?

Allora me la immagino, Frida, che impasta pan dulce o schiaccia la polpa di un avocado per il guacamole. Accanto a lei c’è Diego, che parla, fuma, la voce si alza.

Frida qualche volta annuisce, più spesso ribatte.


Com’è piena di luce, questa cucina; il giallo dei mobili è un grido di neonato, una pannocchia di mais appena venuta al mondo. Perché i messicani sono nati dal mais, e senza questo giallo, non ci sarebbe vita.


È Frida stessa a raccontarmi la storia, mentre il pan dulce si cuoce e l’aria è satura di fumo di sigaro. Il minimo che io possa fare, è scriverla qui, Perché tutti sappiano come e quando, il mio popolo nacque.

“Gli dei costruirono i maya-quichés con il fango. Ma erano mollicci, senza nerbo e duravano poco. Al mattino nascevano, e a sera già erano disfatti. Non potevano neppure camminare perché, al primo passo, le gambe diventavano polvere.

Occorreva un materiale più robusto, così gli dei provarono col legno.

Le marionette sapevano camminare e non si sgretolavano, ma erano aride, rigide nei movimenti e nel cuore; la mente era rinsecchita come il corpo e non riuscivano a imparare né ricordare nulla.

Allora gli dei provarono con il mais. Mescolarono in uguale quantità quello giallo e quello bianco. Impastarono a lungo, perché si ammorbidisse alla giusta consistenza.

Le donne e gli uomini di mais avevano un corpo resistente e movenze morbide, erano pieni di saggezza e potevano vedere tutto ciò che vedevano gli dei. Il loro sguardo, abbracciava il mondo intero.

Gli dei ne furono indispettiti, e un po’ spaventati: gli uomini di mais, erano potenti quanto loro. Quindi alitarono il fiato sui loro occhi, finché si appannarono, perché non volevano che le persone vedessero oltre l’orizzonte.”

Io credo, però, che alcuni esseri umani siano nati senza questo velo sugli occhi e sappiano vedere lontano, lontano, oltre il tangibile e l’impalpabile.

Frida, per esempio, doveva essere di mais puro, com’era prima che gli dei potessero appannarlo. Per questo c’è tanto giallo, nella cucina.

Perché donne e uomini, si ricordino di guardare lontano.


Leggi gli altri racconti

 

Mariana Campoamor: Di origini messicane, si occupa di arti figurative.

La terra del sogno (Mondadori) è il suo primo romanzo, frutto di racconti di famiglia e d’immaginazione. Potete acquistarlo qui.

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